Dario Tironi sembra dirci attraverso le sue opere che anche dagli scarti può nascere l'arte. I rifiuti possono tornare alla nuova vita: è così che le vecchie Barbie, le calcolatrici rotte, le bottiglie di plastica, le palline da golf e i cavi diventano qualcos'altro, assumendo le fattezze di uomini e animali a grandezza naturale. Assemblati insieme riescono a trasmettere molto più di ciò che appaiono.
Le sue sculture raggiungono risultati espressivi sorprendenti, grazie soprattutto al costante richiamo ai paradigmi della classicità. L'eredità della tradizione classica costituisce, infatti, il punto di riferimento essenziale dell'artista. Memore della rivoluzione delle sculture classica riproduce la figura dell'Apoxyomenos (colui che si deterge), statua bronzea di Lisippo databile al 330-320 a.C. L'Apoxyomenos raffigura un giovane atleta nell'atto di detergersi il corpo con un raschietto di metallo, che i Romani chiamavano “strigilis” (striglia). Era uno strumento dell'epoca, di metallo, ferro o bronzo, che era usato solo dagli uomini e, principalmente, dagli atleti per pulirsi dalla polvere, dal sudore e dall'olio in eccesso che veniva spalmato sulla pelle prima delle gare di lotta. L'atleta è quindi raffigurato in un momento successivo alla competizione, in un atto che accomuna vincitore e vinto. Quanto all'esito finale nulla di freddo, tutt'altro. Un'esplosione di colori e fremente vitalità caratterizza la sua replica della famosa scultura classica.
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