Il Ratto di Proserpina è un gruppo scultoreo in candido marmo di Carrara, realizzato da Gian Lorenzo Bernini, eseguito tra il 1621 e il 1622 ed esposto nella Galleria Borghese di Roma. Il soggetto è legato al tema del ciclo delle stagioni e ci racconta il ratto della giovane e bellissima Proserpina, figlia di Giove e Cerere (dea della fertilità e del raccolto), ad opera del dio Plutone, il terribile Re degli Inferi. Infatuatosi della dea Proserpina, mentre questa è intenta a raccogliere fiori in un campo presso il lago di Pergusa (Enna), Plutone la rapisce portandola con sè nei recessi più cupi della terra. La madre della ragazza, Cerere, abbandonò i campi, causando una gravissima carestia. Costringe così Giove a intercedere presso Plutone per consentire alla giovane di tornare da lei per sei mesi all'anno favorendo l'abbondanza dei raccolti mentre, per i restanti mesi dell'anno, quelli invernali, sarebbe rimasta con Plutone nell'Ade. Bernini rappresenta il momento culminante dell'azione e offre all'osservatore il massimo del pathos. Le emozioni dei personaggi sono infatti perfettamente rappresentate e leggibili attraverso la gestualità e l'espressività dei volti. Plutone è contraddistinto dai suoi attributi regali (la corona e lo scettro), E' un dio vincitore, fiero e trionfante con il viso delineato dalla resa dei capelli e della barba. Sta guardando la fanciulla avidamente, con un bramosia suggerita dalle linee d'ombra e dagli occhi, profondamente scavati dall'artista. Il suo corpo, possente e virile, presenta una muscolatura che evidenzia la forza del dio. Dietro di lui Cerbero, il feroce guardiano dell'Ade, controlla che nessuno ostacoli il percorso del padrone, girando le sue tre teste in tutte le direzioni. Proserpina, invece, è colta nell'attimo in cui sta gridando un'invocazione disperata alla madre e il suo volto, solcato da una lacrima, accentua la disperazione mentre cerca in tutti i modi di fuggire. Lotta inutilmente per sottrarsi alla furia erotica di Plutone spingendo la mano sinistra sul volto del dio, il quale, invece, la trattiene con forza, affondando letteralmente le sue dita nella coscia e nel fianco della donna. Ed è proprio in questo dettaglio che il realismo di questo gruppo scultoreo tocca l'apice del virtuosismo: le dita del dio che affondano letteralmente nella coscia e nel fianco di Proserpina, esaltano la morbidezza e la pienezza della carne della dea.
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