Dario Tironi sembra dirci attraverso le sue opere che anche dagli scarti può nascere l'arte. I rifiuti possono tornare alla nuova vita: è così che le vecchie Barbie, le calcolatrici rotte, le bottiglie di plastica, le palline da golf e i cavi diventano qualcos'altro, assumendo le fattezze di uomini e animali a grandezza naturale. Assemblati insieme riescono a trasmettere molto più di ciò che appaiono.
Ha voluto spesso riallacciarsi alla tradizione della grande scultura antica e moderna che costituisce, infatti, il punto di riferimento essenziale dell'artista. Riproduce così nella sua famosa maniera una statua del Bambino con Gallo dello scultore fiorentino Adriano Cecioni (1836-1886), che fu anche un famoso pittore e caricaturista. Riesce, utilizzando i materiali perlopiù bianchi per assimilarsi all'originale marmoreo, a raffigurare un ragazzino che, dopo aver legato il suo piccolo carretto alla gamba del gallo, cerca di raccogliere il gallo tra le sue braccia. Il piccolo bambino diventa terribilmente spaventato quando il gallo apre le ali nel tentativo di volare via dal ragazzo. L'espressione è quella di un ragazzo terrorizzato e urlante che tiene stretto un gallo spaventato che cerca di scappare.
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